Una sorpresa (ma forse non poi cosi tanto, tenuto conto dei relativi insuccessi nella carriera più recente dell'autore di FAMILY LIFE) per chi ammira da sempre uno dei maestri dell'intimismo britannico del dopoguerra. Brian Cox interpreta l'ispettore inglese incaricato dell'inchiesta: la sua presenza, estremamente concreta, contrasta singolarmente con il carattere vagamente fanta-politico del film. E costituisce una delle ragioni per le quali lo spettatore segue comunque con attenzione la storia arzigogolata.

Per alcuni, tra l'altro, il film più celebre di Loach non costituirebbe d'altronde la sua prova più convincente. Anzi, la relativa delusione di HIDDEN AGENDA nascerebbe proprio dal fatto di assomigliargli: per questa parte della critica, il regista inglese è a proprio agio quando descrive dei comportamenti (come in KES, THE GAMEKEEPER, LOOKS AND SMILE). Assai meno quando vuol convincere, sostenenere una tesi: come in FAMILY LIFE, appunto, o in questo suo ultimo film.

È un fatto che questa vicenda politica la si osserva da distante, con scarsa identificazione, come un'ingeniosa quanto astratta macchinazione, più adatta ad un film d'evasione che a qualcosa che è pur sempre connesso ad un'attualità che continua ad essere tragica. Firmata da un altro, probabilmente saremmo meno delusi: ma è difficile non rimpiangere lo straordinario intimismo, l'autenticità sociale, l'attenzione comportamentale dei grandi Loach.